Intervistiamo Grace
da Catania a Brescia per combattere il CoVid con la Protezione Civile
Ciao Grace… parlaci di te e della tua esperienza nella lotta al CoVid-19
Sono una delle infermiere che è stata mandata in una delle zone rosse per eccellenza: Brescia. Una città ferita sconvolta e con l’odore della morte che si respira in ogni angolo, ma nello stesso tempo combattiva, contro la morte e contro questo mostro invisibile. I colleghi sono delle anime meravigliose i loro applausi quando ci hanno visti arrivare, gli occhi lucidi, le emozioni che trasmettevano… Ci hanno accolti con un grande sospiro di sollievo, come se fosse arrivata la loro panacea, non siamo andati a risolvere nulla, ma la nostra sola presenza fisica li ha sollevati per un po’ da un grande enorme dolore interno che ognuno di loro prova.
Cosa ti ha spinta ad aderire al Bando della Protezione Civile per l’emergenza Covid-19?
Non so cosa mi ha spinto ad aderire alla chiamata della protezione civile, è stato un attimo e la richiesta era già partita. Non so cosa mi aspettavo, sull’aereo che mi portava a Roma mille pensieri giravano in testa, mille domande e nessuna risposta. Questo tempo che stiamo vivendo non ha nessuna risposta tranne una: la paura!!! Ma noi, finti eroi, non possiamo farla vedere, ma la paura c’è ed invade la mente ed il corpo.
Dove sei stata destinata?
Sono stata mandata in forza ad un Pronto Soccorso di un piccolo ospedale Montichiari, totalmente CoVid-19, piccolo presidio che non aveva la Rianimazione ma hanno avuto la capacità di improntarne una in poche ore, un posto in cui, per farvi comprendere le dimensioni del fenomeno, la mensa è diventata obi-covid… Un Ospedale nel quale i colleghi degli ambulatori e di tutti i reparti momentaneamente chiusi, sono stati spostati in realtà nuove come la Rianimazione, il P.S. l’OBI. L’Emergenza era tale che si sono dovuti inventare soluzioni che non esistevano in nessun protocollo e alle quali nessuno pensava mai di dover ricorrere. Un altro paradosso? Siamo arrivati noi, in grande maggioranza Infermiere ed Infermieri che vengono dal Sud a dare una mano a chi non avrebbe mai pensato di aver bisogno di una mano… Ma vi assicuro il mondo degli infermieri è davvero unico e non ha confini mi sono ritrovata accolta e coccolata con tanto affetto e premure che davvero in pochi possono capire. Ho guardato dentro i loro occhi ed ho trovato la stanchezza la paura il dolore.
Il rapporto con i colleghi è stato bellissimo ed emozionale, ma con Amministrazioni e Dirigenze?
E poi il rapporto con le Dirigenze di ogni ordine e grado non è stato, diciamo, idilliaco… Sono stati un pò guardinghi nei nostri confronti, ma con la delegazione albanese… beh con loro ponti d’oro, benemerenze, aperitivi offerti… Relativamente a questo aspetto abbiamo vissuto situazioni spiacevoli, ma noi eravamo lì per dare una mano ai colleghi ed ai cittadini di Brescia, non per badare a queste cose. Un grande ringraziamento va al Dr Borrelli, uomo veramente sensibile, disponibile e pronto a risolvere i tantissimi problemi in cui ci siamo imbattuti giornalmente.
Il CoVid ha avuto una diffusione ed un impatto disomogeneo sul territorio italiano, come te lo spieghi?
Ho capito che noi al Sud siamo stati davvero bravi, forse la paura e spirito di autoconservazione, ma siamo stati ligi nel rispettare le regole di isolamento e distanziamento per evitare l’avvento del Covid anche alle nostre latitudini… Un dubbio ricorrente mi pervade: ma se fosse successo al contrario? Non so cosa sarebbe accaduto? A questo non saprei rispondere…
Prima hai parlato di “Infermieri finti eroi”, cosa intendi con questa accezione?
Nelle ultime settimane siamo stati invasi da una marea di gratitudine sociale e popolare, all’improvviso il mondo si è accorto di noi. Ma mi chiedo se fossimo stati veri eroi ci avrebbero dovuto accogliere con gioia devozione e riempiti di oro e regali (vedi antica Roma o Grecia) e nessuno si sarebbe permesso di mettere in dubbio il nostro operato e la nostra lealtà dopo la guerra. Ed invece?????? Non vedo nulla di tutto ciò anzi si ricomincia con le violenze.
Credi che l’arrivo di voi Infermieri della Protezione Civile sia stato puntuale in termini di tempistica ed utile e concreto in termini di sostegno e di vite salvate?
La frase che per 21 giorno ricorreva in maniera ossessionata era “Siete arrivati troppo tardi”!!! E sinceramente dopo la 3 volta me lo sono chiesto anche io. Ho visto che effettivamente dal punto di vista numerico forse abbiamo dato qualche sollievo ma no, purtroppo non siamo stati di sostegno in termine di vite salvate. A mio parere siamo davvero arrivati tardi. Nel mio caso eravamo solo 8 infermieri italiani per la città di Brescia. Credo un po pochini per affrontare l’emergenza no?
Emozionalmente, cosa ti lascia questa esperienza?
Ho vissuto 21 giorni di riflessione sul mondo degli infermieri “finti eroi”, ho riflettuto e ho compreso che se non ci fosse stato il contributo professionale altamente qualificato degli Infermieri, gli Ospedali sarebbero crollati in pochi minuti. Credetemi: ne sarebbero bastati pochi… L’abnegazione, la passione, il dolore, la paura, la stanchezza, lo sconforto, l’impotenza… questi erano i mostri che hanno accompagnato in ogni momento NOI Infermieri; questi sentimenti erano perennemente dentro di noi mentre svolgevamo il NOSTRO lavoro, e noi li abbiamo guardato negli occhi, sfidandoli. Noi non siamo forti… siamo molto di più! Gli eroi, i guerrieri, alla fine della guerra o muoiono o si riposano dalle fatiche… Noi no… noi continueremo a lottare sempre, comunque e dovunque!